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GIORNALISTI ITALIA 17/4/2015

LECCE IN PRIMA PAGINA SUL NEW YORK TIMES

La storia del Museo Faggiano, nato per caso, fa impazzire i lettori d’oltreoceano

LECCE – Basterebbe mettere a frutto la nostra impareggiabile eredità per fare dell’Italia il Paese più ricco del mondo.

Altro che spending review. Se ne sono accorti – per la verità non da ora – gli americani, se è vero che ad una delle meraviglie di casa nostra uno tra i più antichi e blasonati quotidiani born in the Usa, il New York Times, ha deciso di dedicare nientemeno che la prima pagina. Che apre, appunto, non con il disgelo tra Usa e Cuba. Non con la corsa di Hillary per la Casa Bianca. Ma con Lecce e la sua storia, rispolverando una scoperta fatta nel 2001, durante i lavori di ristrutturazione di un edificio di proprietà di Luciano Faggiano, che lì, in via Ascanio Grandi 56, nel cuore della città salentina, intendeva aprire la sua trattoria.

Dagli scavi, però, condotti con la supervisione della Sovrintendenza ai beni archeologici di Taranto, spuntarono un pavimento riferibile all’epoca messapica (V sec. a.C.) e una cisterna di notevoli dimensioni scavata nella roccia, risalente al XV-XVI secolo. Si è scoperto, inoltre, che la casa, un tempo, era un antico convento di suore, chiuso intorno al XVI-XVII secolo.

E’ nato così, “per caso”, il Museo Faggiano, aperto nel 2008 e gestito dal signor Luciano e figli, a cui il Nyt ha riservato un ampio articolo, con retroscena e dettagli. Compreso lo stupore di ciò che venne alla luce mentre si lavorava nel sospetto che ci fosse una perdita alla rete fognaria: “Durante quella settimana di lavori, Faggiano e i suoi due figli – scrive il New York Times – scoprirono un pavimento sopraelevato che nascondeva un ulteriore pavimento di età medievale, che a sua volta conduceva a una tomba dei Messapi. Presto la famiglia scoprì una stanza usata per immagazzinare il grano, costruita al tempo dei Romani, e le basi di una stanza di un convento francescano”.

Direbbe il saggio: mentre noi non ci accorgiamo della grande bellezza della nostra Italia, che continuiamo a depredare e avvelenare, sputandoci pure sopra, gli americani scoprono – o riscoprono –, entusiasti, i tesori del Belpaese. Basta leggere qualcuno dei tanti, tantissimi commenti che, in queste ore, affollano il sito internet del Nyt proprio sotto il “clamoroso” articolo sulla nostra – eh, già – Lecce.

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